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Il Trono di Spade. Cinque cose (buone e cattive) sulla settima stagione

Il Trono di Spade. Cinque cose (buone e cattive) sulla settima stagione

 

La settima stagione del Trono di Spade è finita. Si aspetta quindi il prossimo anno per vedere la ottava e decisiva (perché ultima) stagione di Game of Thrones. E chissà se anche per la nuova stagione dovremo sopportare una attesa infinita, magari riproponendoci la serie ancora a cavallo con le vacanze, per poi guardare una spicciolata di episodi. Ma prima di lasciarci cogliere dalla malinconia per GOT, è giunto il momento di togliersi qualche scomodo sassolino dalle scarpe. Per chi ancora non avesse terminato di guardare la settima stagione di Game of Thrones sconsiglio di continuare la lettura (CONTIENE SPOILER).

Punto uno: il teletrasporto

Al limite della fantascienza, i personaggi del Trono di Spade sembrano viaggiare in lungo e in largo, dalla terra al mare, percorrendo distanze notevoli in un batter d’occhio nel territorio di Westeros. Era già successo nel finale della sesta stagione e capisco la necessità di riunire tutti i personaggi rimasti in poche puntate ma a volte si cade nel ridicolo: basti pensare ai viaggi di Jon Snow oppure agli spostamenti repentini di Euron Greyjoy, oppure all’arrivo di Daenerys sui suoi draghi oltre la barriera quando il corvo messaggero era appena stato inviato.

Punto due: la serie dell’assurdo

Si aggiungono poi una serie di assurdità, che vanno contro la logica umana e anche la scienza più spicciola. Jaime Lannister, ad esempio, con la sua pesante armatura e una mano da diciotto carati non affonda in acqua e addirittura viene trascinato a riva da Ser Bronn delle Acque Nere (eroe indiscusso, a questo punto dotato di una forza straordinaria!). Cersei Lannister, quando ha la succulenta occasione di uccidere il fratello Tyrion non lo fa: avrà bevuto troppo? Forse sì, dato che minaccia anche Jaime ma alla fine non ci sorprende con flotti di sangue. E vogliamo parlare della ridicola caccia al non morto da portare al cospetto della Regina dei Sette Regni? Jon Snow & Company, ovvero i Magnifici Sette (Jon, Tormund, Jorah, Beric, Gendry, Sandor e Thoros of Myr che, poveretto, ci lascia le penne defilandosi dalla lista di Arya) riescono nell’impresa ma sicuramente esistono altri mille modi più intelligenti per fare una cosa del genere: ad esempio, portare un “morto fresco” a corte e aspettare che si trasformi.

Punto tre: gli zombie

I non morti sembrano degli zombie. E fin qui non c’è molto da commentare ma il fatto che alla penultima puntata si comprenda già che anche uno dei draghi (Viserion) diventerà uno zombie al servizio dei White Walkers? Direi che è abbastanza banale. Peccato. Sta di fatto che il Trono di Spade sembra allontanarsi dalla sua trama di intrighi di corte per spostarsi verso il solito binomio: buoni contro cattivi. E il cattivo è il Re della Notte, che non parla ma va in giro sul suo mezzo personale.

Punto quattro: la telenovela

Chi non adora Arya? La nostra spadaccina Stark spietata e capace di uccidere con il piccolo Ago tutti coloro che intralciano il suo cammino. La giovane assassina, in un balzo, torna a casa, non trova Jon ma solo la sorella Sansa e qui ha inizio una trama poco comprensibile e soprattutto non accattivante: c’è lo zampino (o meglio il dito) di Little Finger, certo, ma quei sotterfugi, le mezze parole e quei toni da alto tradimento imminente ricordano più Beautiful che il Trono di Spade. E infine, c’è l’amore: l’ultima puntata ci delizia con zia (Daenerys) e nipote (Jon) che vivono la loro passione. Reunion forzata? Oppure una strategia degli autori per risolvere in fretta la prossima e definitiva stagione del Trono di Spade?

Punto cinque: finalmente degli effetti speciali come si deve

Lasciati da parte questi piccoli rancori, bisogna ammetterlo: il Trono è sempre un capolavoro e ci ha tenuti incollati allo schermo con scene di battaglia davvero entusiasmanti. Le più belle? L’attacco dei soldati Dothraki e di Drogon contro i soldati e i carri guidati da Jamie, oppure il lago ghiacciato che salva e allo stesso imprigiona (in Islanda in questo caso, uno dei luoghi dove è stato girato il Trono di Spade) Jon e i suoi alleati. O ancora, la fiammata glaciale di Viserion, il drago non morto, guidato da un Re capace di inquietare senza proferire parola.

Altro da aggiungere? Solo l’impazienza per l’ottava stagione di Game of Thrones, con i suoi (solo) sei episodi, per cui l’HBO non ha ancora fissato una data di uscita.

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