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Wemogee: una chat solo per immagini

Wemogee: una chat solo per immagini

Un’app per ridare una voce a chi non l’ha più. La mente dietro l’iniziativa è Samsung, che ha dato vita a Wemogee, applicazione di instant messaging basata solo su emoticon e pensata per chi soffre di disturbi del linguaggio, come l’afasia.

Cos’è Samsung Wemogee

La nuova applicazione, gratuita e disponibile sia per Android che iOS, funziona come una sorta di traduttore testo-emoji e viceversa. In questo modo, le persone colpite da afasia possono tornare a comunicare, farsi capire ed esprimere le proprie emozioni utilizzando le immagini per comporre frasi di senso compiuto. È sufficiente scegliere le emoji tra 6 categorie (vita quotidiana, mangiare e bere, sentimenti, aiuto, attività ludico-ricreative, ricorrenze e celebrazioni) per comporre delle sequenze. Ogni sequenza di emoticon corrisponde a una frase: al momento le frasi componibili sono circa 140 e sono quelle più frequenti, ma la raccolta è in continuo aggiornamento.

Samsung Wemogee 2

Come funziona la comunicazione con Wemogee

Una volta che un paziente afasico compone una sequenza di emoji, il destinatario non afasico riceve un messaggio direttamente in forma testuale. Viceversa, lo stesso destinatario può rispondere per iscritto, mentre la persona afasica riceve un messaggio composto da emoticon. Può sembrare un sistema complesso, ma in realtà l’interfaccia dell’app è stata pensata proprio per essere il più chiara e intuitiva possibile e per funzionare in tempi abbastanza rapidi. Resta necessaria comunque una fase di apprendimento sia per il paziente sia per i suoi familiari e le persone care.

Il progetto Wemogee

Samsung Weemoge non è nata per caso. Sono infatti più di 3 milioni di persone in tutto il mondo a soffrire di afasia, una patologia che comporta la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio, che si verifica in seguito a ictus o traumi a livello celebrale. L’iniziativa ha visto la luce proprio per permettere a queste persone di rimanere in contatto con la prioria rete sociale, nonostante le difficoltà. Tutto è partito così con una serie di studi e collaborazioni tra Samsung Electronics, il Dipartimento Neuroscienze presso l’Ospedale Niguarda di Milano e un team di psicologi. Ora si punta alla diffusione dell’app, anche in altri Paesi oltre all’Italia.

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